Le incursioni di Pippo
Lo zio in Russia
Racconto di I.F. classe 1933
di Matteo Cigarini
All’inizio del conflitto abitavo a Villa Ospizio e mi ricordo che molte persone che abitavano in città venivano in campagna perché gli apparecchi, quando bombardavano, bombardavano là e le persone scappavano e venivano nella nostra zona perché c’era meno pericolo. Poi un giorno vennero gli apparecchi che bombardarono proprio vicino alla nostra casa a circa una ventina di metri, e io mi sono spaventata tantissimo e mia mamma si preoccupava di calmarmi perché capiva che avevo molta paura.
Mio zio ha combattuto la guerra in Russia ed è stato via due o tre anni e poi è tornato, ma siamo stati tanto tempo che non sapevamo nemmeno dove fosse, tornò a casa quasi verso la fine della guerra. Abbiamo saputo in seguito che in Russia era rimasto ferito durante un combattimento e non si poteva muovere, per miracolo l’hanno trovato e, quando si sono ritirati, i suoi amici si sono accorti che mancavano delle persone e sono andati a cercarle: alcune persone le hanno trovate morte, lui per fortuna era ancora vivo, e allora l’hanno raccolto e l’hanno accompagnato all’ospedale dove pian pianino è guarito e così è tornato.
Durante la guerra si lavorava nei campi e si facevano i lavori di casa, noi donne alla sera si filava usando la canapa per fare le lenzuola, gli strofinacci, la roba di biancheria per la casa. Non si andava mai fuori perché era proibito e perché c’era il coprifuoco. Quando c’era il coprifuoco addirittura non si potevano accendere le luci perché se gli aerei che passavano per un controllo vedevano una lucina loro bombardavano.
Le notizie arrivavano un po’ per mezzo del giornale ed un po’ ci si passavano le notizie l’uno con l’altro, perché la radio io non mi ricordo di averla avuta: la prima radio che ho avuto io in casa avevo diciotto anni.