Le incursioni di Pippo
Una guerra rischiosa e pericolosa
Racconto di M.C. classe 1967
di Colaiacomo Melissa
Una data che mi è rimasta e che mi rimarrà sempre impressa e quella del 4 e 5 Giugno 1944 quando l’esercito americano, comandato dal generale Clark, fece ingresso nella capitale d’Italia liberandola dall’oppressione nazi-fascista. Perché questo ricordo? Perché è particolarmente toccante per la mia esperienza, per la mia cultura e per la storia della nostra famiglia romana.
A quell’epoca mio papà aveva 17 anni, era un abile ragazzotto con ideali solidi e coraggio da vendere. In quell’epoca era iscritto ad un corso pomeridiano di studio per lingua inglese. Un bel giorno, quando la sua mamma non lo vide rientrare per l’orario stabilito, si allarmò moltissimo ed andò a cercarlo. Prima a scuola, dove le insegnanti le dissero che il figlio era molto tempo che non lo vedevano e poi alla locale stazione dei carabinieri, dove fece una “tragica scoperta”: il figlio, dopo aver sostenuto un breve addestramento, si era arruolato con il battaglione dei paracadutisti “Folgore” per combattere la guerra di liberazione. Aveva soltanto 17 anni.
Qualsiasi lamentela e rimostranza della mamma fu vana, ogni regola era saltata ed ogni ragazzo, benché giovane e minorenne era utile alla causa (a quell’epoca la maggiore età si raggiungeva al compimento del 21 anno). Partì per il fronte, combatté i nazisti e la nascente repubblica di Salò al fianco degli alleati americani ed inglesi. Purtroppo due giorni prima della liberazione del 25 aprile 1945, venne colpito da una mina antiuomo Oto Melara. Venne operato di urgenza, sveglio e senza anestesia, presso un campo medico inglese, per rimuovergli tutte le schegge che gli avevano massacrato le gambe con frammenti di ferro, e per constatare il distacco della retina dell’occhio sinistro, irrimediabilmente perduto.
Fortunatamente ritornò a casa, da giovane eroe, per un meritato riposo ed una lunga degenza. Ricevette dal Ministro della Difesa ed ex Ministero della guerra, Randolfo Pacciardi, un attestato di onore, del quale vado orgoglioso e fiero e lo conservo come un preziosissimo cimelio. Oggi a distanza di 70 anni continuo a manifestare un fortissimo senso di rispetto, di riconoscenza nonché di ammirazione per questi giovani ragazzi ricchi di coraggio e di senso patriottico, che ci hanno permesso di vivere in pace, in assoluta libertà e democrazia.