Le incursioni di Pippo
Lumache per il 25 aprile
Racconto di W. I. classe 1939
di Agnese Menozzi e Ludovica Vezzani
La mia famiglia era composta da nove persone: sette fratelli più mamma e papà, abitavamo nella periferia di Bagnolo.
Mio papà era un capo partigiano ed era ricercato dai fascisti; anche mia mamma era una partigiana, ma i fascisti nono lo sapevano, così io, lei e mia sorella più piccola Ermanna andavamo per i campi con un sacco pieno di cibo da portare ai partigiani che erano nei dintorni.
Tre giorni prima della Liberazione un mio zio è andato a raccogliere delle uova di uccello dagli alberi, quando i tedeschi lo hanno visto, pensando che fosse un partigiano che andava a raccogliere delle armi, sono arrivati con dei camion e ci hanno presi tutti, me, i miei fratelli e le mie sorelle e ci hanno portato lungo la strada per punirci. Quando siamo arrivati lungo la strada erano già gli ultimi giorni dalla Liberazione ed è arrivato un camion di partigiani per liberarci perché i tedeschi si stavano già arrendendo.
Ricordo che il giorno della Liberazione i fascisti hanno fucilato in piazza a Bagnolo dieci persone.
Quel giorno è venuto a rifugiarsi da noi il mio vicino che era un partigiano: mia mamma lo ha nascosto all’esterno, dove c’era una fornace che scaldava l’acqua per fare il bucato, lo ha fatto andare sotto la legna. Quando sono arrivati i fascisti per prelevarlo mia mamma faceva finta di accendere il fuoco e noi bambini curiosi siamo andati lì vicino a guardare e mia madre con un bastone di salice ci ha mandato via perché se lo trovavano lo fucilavano.
Durante e dopo la Liberazione mi ricordo dei grandi festeggiamenti, delle urla, eravamo tutti davanti a un fuoco con un bastone a mangiare le lumache sulla brace, quando facevano una specie di verso le aprivamo e le mangiavamo così.